CINEMA TEATRO ITALIA
racconti di esperienze d'arte dal pianeta Italia
a cura di Elena Bucci
di Marco Sgrosso Ogni cosa, con tutti, è sempre stata una recita, la mia vita l’ho solamente recitata, mi dicevo nella bergère, io non vivo una vita effettiva, reale, io vivo ed esisto solamente in una recita, ho sempre soltanto recitato la mia vita, non ho mai avuto una vita effettiva, reale, e ho spinto talmente avanti questa mia idea che ho finito per credere a questa idea. (Thomas Bernhard) Oggi avrei dovuto debuttare con “A colpi d'ascia” all’Oratorio di San Giorgio di Piano, all’interno della rassegna Agorà, curata da quella creatura brillante e luminosa che è Elena Di Gioia, con un nuovo progetto covato già da qualche anno che sembrava giunto finalmente al suo primo vagito di vita in forma di lettura-concerto. Impresa ardua e complessa, ma anche molto allettante: l’elaborazione drammaturgica di uno dei romanzi di Thomas Bernhard che amo di più tra i suoi molti romanzi che amo di quell’amore totalizzante con cui amo la scrittura di Thomas Bernhard. A colpi d’ascia è il titolo che - con Il soccombente e Antichi maestri - completa un’ideale trilogia dedicata alle arti. A colpi d’ascia è anche il modo in cui il velenoso ospite che si è infiltrato nelle nostre vite ha fatto a pezzi il mio progetto. Ma solo momentaneamente. L’appuntamento nel piccolo e suggestivo oratorio emiliano è stato annullato, la replica rimandata in data e luogo da definire, ma l’imprevedibile blocco della clausura mi ha dato la possibilità di scavare un tempo più disteso per lo studio e per il pensiero: ho continuato a limare le frasi, a ridurre e poi a recuperare nuovamente alcuni brani, ad imparare a masticare parole che - come era già accaduto in occasione dell’allestimento di Prima della pensione - entrano nella pelle prima di diventare musica nella recitazione; ho scelto le controvoci che mi piacerebbe avere compagne in questo viaggio - Mahler e Marlene, Purcell e Dalida, Bach e Beethoven; con Cristiano Arcelli ho costruito una prima partitura per voce e fiati; con il fedele Roberto Passuti ho immaginato tagli di luce e ritagli di spazio e realizzato le prime registrazioni sonore con la preziosa partecipazione di Elena. Così, questa nuova creatura cresce, lentamente e senza ansia, con una gestazione opposta a quella con cui Thomas Bernhard dichiara alla fine del romanzo di avere partorito la sua: e correvo, correvo, e pensavo che su questa cena artistica io scriverò, pensavo, senza sapere che cosa, semplicemente ci scriverò sopra qualcosa, e correvo, correvo, e pensavo scriverò subito su questa cena artistica, non importa che cosa, solo subito, pensavo, immediatamente, pensavo, immediatamente, subito e immediatamente, prima che sia troppo tardi. A presto, spero… I commenti sono chiusi.
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