Qualcuno, del quale non ricordo il nome, ha detto: ‘la voce è lo specchio dell’anima’.
Concordo. Ascoltare una voce nel buio, nel silenzio, fa affiorare immagini misteriose, desta la curiosità e l’ingegno, sveglia le emozioni. Si intuiscono sofferenze, malattie, sogni, speranze. Il suono della voce è esso stesso racconto, al quale si aggiungono poi le scelte delle parole, delle pause, dei toni, degli scoppi e dei bisbigli. Si vedono molti corpi diversi, di ogni età, paesaggi, città, luoghi fantastici.
In un’epoca dominata dalle immagini, affidarsi al suono spesso riposa e rigenera, lascia liberi di immaginare ciò che si vuole.
Quante volte mi ha toccato il mistero di una voce.
Spesso ho rimpianto di non avere acceso un registratore per carpire voci amate ormai lontane. Allo stesso tempo mi sono resa conto che, nascosti nelle memorie digitali, ci sono decine di registrazioni di spettacoli, brevi montaggi, canti dei laboratori, racconti dopo gli spettacoli, frammenti di spettacolo, di prove, letture di racconti, romanzi, poesie, registrazioni di testi teatrali in attesa di diventare spettacoli.
Perché non creare allora un luogo dove raccogliere questi materiali che vivono al di là dell’occasione di spettacolo, le registrazioni di voci e racconti che trasformano la vita di ogni giorno in leggenda, frammenti di nuove registrazioni estemporanee, libere di seguire l’ispirazione e il desiderio, la memoria o l’invenzione?
Ecco la BIBLIOTECA SONORA.
Ad un matrimonio, dove gioia e malinconia spesso si fondono, qualcuno mi ha raccontato che mia nonna e le mie prozie Sina e Maria, contadine da sempre, a volte, in casi eccezionali chiamavano un taxi per andare al mare. Non avrei mai potuto immaginarlo. Nella voce di chi raccontava c’era, intatto, lo stupore di un bambino che illuminava quel passato.
In quel momento ho pensato che era il momento di inaugurare il sogno della Biblioteca, con l’aiuto della splendida competenza di Raffaele Bassetti, genio del suono capace di infinita leggerezza nel carpire la casualità e le mutevolezze del suono per coniugarle con un’implacabile precisione tecnica e farne armonia.
Raffaele, nel corso di questi anni, ci ha accompagnato con una grazia e un’abilità telepatica: ha reso possibili molti progetti e spettacoli, li ha resi cangianti e ricchi con le sue scelte, con la cura che ha saputo avere per il suono e per le voci, nelle situazioni più difficili e disparate, con ogni tipo di tecnologia. Con pazienza, quieto, si aggira, monta, sposta, registra. Grazie a lui abbiamo una traccia della nostra storia. Non ho gli strumenti per descrivere la difficoltà di mediare con la realtà per ottenere una buona registrazione e nemmeno per raccontare cosa significhino la meraviglia e la dannazione del creare e curare il suono: sto in attesa che lo faccia lui.
Ed eccoci qui, armati di pazienza curiosa e temeraria impudenza, a costruire la nostra infinita Biblioteca, sapendo che le cose migliori non si registrano mai. (EB)
[immagine: Elena Bucci legge "Antigone solo", Nuraghe Is Paras, Isili (SU), 6 settembre 2019, foto Fabrizio Zucca]
Concordo. Ascoltare una voce nel buio, nel silenzio, fa affiorare immagini misteriose, desta la curiosità e l’ingegno, sveglia le emozioni. Si intuiscono sofferenze, malattie, sogni, speranze. Il suono della voce è esso stesso racconto, al quale si aggiungono poi le scelte delle parole, delle pause, dei toni, degli scoppi e dei bisbigli. Si vedono molti corpi diversi, di ogni età, paesaggi, città, luoghi fantastici.
In un’epoca dominata dalle immagini, affidarsi al suono spesso riposa e rigenera, lascia liberi di immaginare ciò che si vuole.
Quante volte mi ha toccato il mistero di una voce.
Spesso ho rimpianto di non avere acceso un registratore per carpire voci amate ormai lontane. Allo stesso tempo mi sono resa conto che, nascosti nelle memorie digitali, ci sono decine di registrazioni di spettacoli, brevi montaggi, canti dei laboratori, racconti dopo gli spettacoli, frammenti di spettacolo, di prove, letture di racconti, romanzi, poesie, registrazioni di testi teatrali in attesa di diventare spettacoli.
Perché non creare allora un luogo dove raccogliere questi materiali che vivono al di là dell’occasione di spettacolo, le registrazioni di voci e racconti che trasformano la vita di ogni giorno in leggenda, frammenti di nuove registrazioni estemporanee, libere di seguire l’ispirazione e il desiderio, la memoria o l’invenzione?
Ecco la BIBLIOTECA SONORA.
Ad un matrimonio, dove gioia e malinconia spesso si fondono, qualcuno mi ha raccontato che mia nonna e le mie prozie Sina e Maria, contadine da sempre, a volte, in casi eccezionali chiamavano un taxi per andare al mare. Non avrei mai potuto immaginarlo. Nella voce di chi raccontava c’era, intatto, lo stupore di un bambino che illuminava quel passato.
In quel momento ho pensato che era il momento di inaugurare il sogno della Biblioteca, con l’aiuto della splendida competenza di Raffaele Bassetti, genio del suono capace di infinita leggerezza nel carpire la casualità e le mutevolezze del suono per coniugarle con un’implacabile precisione tecnica e farne armonia.
Raffaele, nel corso di questi anni, ci ha accompagnato con una grazia e un’abilità telepatica: ha reso possibili molti progetti e spettacoli, li ha resi cangianti e ricchi con le sue scelte, con la cura che ha saputo avere per il suono e per le voci, nelle situazioni più difficili e disparate, con ogni tipo di tecnologia. Con pazienza, quieto, si aggira, monta, sposta, registra. Grazie a lui abbiamo una traccia della nostra storia. Non ho gli strumenti per descrivere la difficoltà di mediare con la realtà per ottenere una buona registrazione e nemmeno per raccontare cosa significhino la meraviglia e la dannazione del creare e curare il suono: sto in attesa che lo faccia lui.
Ed eccoci qui, armati di pazienza curiosa e temeraria impudenza, a costruire la nostra infinita Biblioteca, sapendo che le cose migliori non si registrano mai. (EB)
[immagine: Elena Bucci legge "Antigone solo", Nuraghe Is Paras, Isili (SU), 6 settembre 2019, foto Fabrizio Zucca]
Regina la paura
brani (Raffaele Bassetti) e immagini (Marco Ghidelli) da "Regina la paura" e "La paura", 2010/1