CINEMA TEATRO ITALIA
racconti di esperienze d'arte dal pianeta Italia
a cura di Elena Bucci
di Daniela Piccari Certo che di fronte alla Storia uno scolaretto si addormenta perché sono liste di nomi e date da imparare… ma fu all'università che incontrai un poeta capace di animare una pagina del volume di storia romana tanto da farmi arruolare nell’esercito che in quel momento storico stava combattendo. Lui si incanalava con l’immaginazione nei vicoli dei luoghi in cui avevano vissuto quelle persone dimenticate e inquadrava i fatti tanto che inchiodò la data di quei giorni nel mio cervello. L’esame andò benissimo! ![]() Quindi adesso, davanti a questo Archivio Vivo, mi rendo conto che non c’è passato senza vita, e mi sorprendo a cogliere l’eco di allora nel suono di oggi. Guardando una fotografia vedo un’immagine che ricordo, ma ancora di più mi colpisce sentire quel che trasmette. Una foto conserva la vita che vi si è impressa e che ci raggiunge come una trasmissione in onda. Insomma la fissità di una foto ci fa scattare oltre l’immagine e ci ritroviamo ad ascoltare una voce, incantati da quel flash come da una trasfigurazione: l’esistenza è tanto di più di quel che si vede! Che mistero! “Ero io quella lì?”. E la storia romana continua… Eravamo il gruppo Farfa (nato a Farfa - a 50 km da Roma poi stabilitosi a Holstebro-DK) che dalla Danimarca si trasferì per mesi in Puglia. Eravamo ad Aradeo (Lecce) nella cucina di una masseria che fu lo spazio di attori e musicisti. Le storie dei teatranti sono spesso spettacolari, imprevedibili perché nascono da incontri. La prima cosa che mi disse Iben Nagel Rasmussen fu: ”Ma tu parli degli scrittori che hai letto come se li avessi conosciuti e fossero tuoi amici!”. Lei allieva di Eugenio Barba e attrice in Odin Teatret era diventata l’anello di trasmissione di una esperienza di teatro indipendente dai palcoscenici e sperimentava con noi quell’avventura che si confrontava con espressioni di diverse culture. Il Salento fu molto accogliente. Eravamo sulla scia del “baratto” che E. Barba, nato a Gallipoli, aveva aperto inoltrandosi nella sua ricerca di linguaggio teatrale. Iben ci raccontava l’esperienza del 1974: "Carpignano mette sottosopra la nostra visione di teatro, partecipiamo a feste locali, ascoltiamo i penetranti canti del Sud che accompagnano il lavoro… i vecchi ci mostrano le loro danze e inventiamo il principio del “Baratto”, … noi balliamo e suoniamo per voi, se ricambiate con la stessa moneta, con le vostre danze e i vostri canti… Il soggiorno in Italia, che doveva essere dedicato alla preparazione di un nuovo spettacolo ci porta a esperienze che assorbiremo nel più profondo di noi, delle quali ci serviremo negli anni a venire…”. (da “Il cavallo cieco” di Iben Nagel Rasmussen). Eravamo, dunque, un nuovo gruppo di viaggiatori che praticavano un allenamento quotidiano: esercizi fisici, ripresi da disparate discipline, per rendere il corpo presente e capace di creare partiture di movimento in azione. Come attori-danzatori-musicisti-cantanti eravamo partiti per una necessità esistenziale, quella esigenza di “relazionarsi“ che trova nell’arte del teatro lo spazio fertile. Questa pratica per scoprire una nuova forma teatrale, un nuovo senso d’incontro tra attore e spettatore interessava molto diversi professori universitari (Taviani, Cruciani, Savarese, Meldolesi…) che arrivavano ad Aradeo e seguivano le nostre uscite pubbliche. Una parata poteva così entrare in università sconvolgendo il decoro accademico di quei tempi. Personalmente, ritornando alla cucina di Aradeo, fu un regalo trovarmi lì con il prof. C.Meldolesi con cui avevo dato la tesi a Bologna e sentire che la distanza tra docente e studente era sparita. Eravamo due persone felici di appartenere a una storia comune. “L’importante - dice I.N.Rasmussen per raccontare il tipo di lavoro che aveva visto all’Odin al suo inizio - era l’atteggiamento. Il fatto che gli attori cominciassero subilto a fare. Che l’esercizio non venisse spiegato… Nella mia vita precedente, era sempre stato diverso. Qualcuno doveva sempre spiegare. Anche a scuola tutto veniva spiegato a parole, non c’era niente che non avesse una lunga spiegazione. Per me, allora all’Odin, incontrare questo silenzio fu strano e coinvolgente: dover fare, senza saper perché. Non c’era una ‘filosofia’, una ‘teoria’: dovevo semplicemente saltare quando il compagno si faceva avanti con un bastone cercando di colpirmi alle gambe, o abbassarmi quando il colpo era al collo.” (da “Il cavallo cieco”) Immagine: Daniela Piccari e Roberto Licci - Canzoniere Grecanico Salentino - Voce: Salvatore Tramacere - Teatro Koreja 1: nella cucina di Aradeo. 2-6: Preparazione, training e parata finale del gruppo internazionale Farfa a Lecce (foto Jan Rüsz). Il gruppo Farfa era formato da Iben Nagel Rasmussen (fondatrice), Dolly Albertin, Tove Bornhøft, César Brie, Maria Consagra, Pippo Delbono, Marta Orbis, Daniela Piccari, Pepe Robledo, Isabel Soto. I commenti sono chiusi.
|
Gli intenti di Cinema Teatro Italia...
Tutti
|