CINEMA TEATRO ITALIA
racconti di esperienze d'arte dal pianeta Italia
a cura di Elena Bucci
di Carlo Bruni Ringraziamo molto per le risposte solidali e coraggiose al nostro notiziario Per una favola del futuro. Pubblichiamo quelle che hanno voluto articolarsi in un racconto, tra le prime quella di Carlo Bruni, amico dal tempo dei primi spettacoli, regista, ideatore di progetti, direttore artistico di Sistema Garibaldi. Solo tre giorni fa scrivevo ed è già molto diverso: "Tutti contagiati dal Corona Virus – seconda puntata". Un caro amico mi dice: «figurati, siamo gli ultimi dell’ultima fila». Ha un importante service, ha appena fatto investimenti cospicui per rispondere alle esigenze di alcuni allestimenti lirici che sono saltati e adesso non sa come affrontare i creditori né tanto meno i debitori che, anche se vincolati da accordi pregressi, non hanno modo di rispettare gli impegni. A Maddalena Crippa, che oggi avremmo ospitato a Bisceglie, assicuro che troveremo presto un’altra occasione, ma è improbabile che le venti repliche di Kuziba o le mie dieci, in programma nel mese tradizionalmente più affollato dell’anno, possano trovare ristoro in stagione. Il pubblico stenta a riconoscerci come lavoratori, figuriamoci la maggioranza che a Teatro non va e che da sempre ci classifica come stranieri (tutto sommato ha smesso da poco di seppellirci in terra sconsacrata). Una catena virale parallela a quella che alimenta il “Corona”, ci trascina attoniti verso il fallimento e noi, considerati un lusso che l’emergenza non può contemplare, alziamo timidamente la mano dall’ultimo banco per segnalare che, sì forse il Teatro non sarà un bene primario, ma che qui ci lavora un sacco di gente, la cui storica precarietà non contempla margini, scorte utili ad affrontare il tornado. È inconsueta la condizione determinata dall’avvento di questo agente patogeno: avverti il peso di una crisi di dimensioni bibliche e non hai nessuno con cui prendertela. Certo, non manca chi protesta contro scelte governative considerate troppo blande o troppo severe; chi contesta un’Europa incapace di esprimere unità o un’opposizione insensibile al bisogno di sostegno invocato dalla maggioranza. Tuttavia resta difficile sottrarsi al peso di una responsabilità individuale: sottrarsi all’onere di un senso di colpa che riconosce il diritto del nemico ad infierire. Poiché il nemico, la Natura, la cui forza, smemorati come animali incoscienti, tendiamo da sempre a sottovalutare, è talmente imponente da sfiancare le menti molto prima che i corpi, così “tecnologicamente” emancipato da penetrare la nostra più sofisticata linea difensiva con un alito, un sospiro. Ecco che allora, in un contesto come questo, forse, se non per dovere, potremmo riposizionare nella scala delle necessità il Teatro con tutto quello che comporta in termini di rischio. Non per aprirlo malgrado il pericolo, trasmetterlo in video o sovvenzionarlo per pietà, ma proprio per riconoscerne il senso più intimo, rivoluzionario: riabilitarlo come occasione, come metodo, come strumento capace di riflettere quello che siamo, per coltivare il dramma sul palcoscenico e la civiltà in platea. A Bisceglie, oggi che la sala è preclusa, aiutati da due imprenditori illuminati*, abbiamo messo un po’ di arance in busta e le andiamo distribuendo per strada, convinti che, se il Teatro certamente rafforza le difese immunitarie, un po’ di vitamina C in più possa comunque servire. * Vecchie Segherie Mastrototaro e 2M Import/Export di Domenico Lopolito I commenti sono chiusi.
|
Gli intenti di Cinema Teatro Italia...
Tutti
|