CINEMA TEATRO ITALIA
racconti di esperienze d'arte dal pianeta Italia
a cura di Elena Bucci
di Elena Bucci A Russi, in Romagna, hanno avuto proprio una bella idea in Comune, pensando che tanti anziani continuano a vivere come se niente fosse a magari anche da soli e possono avere bisogno di fare la spesa o di altre necessità. Visto che non si faceva più nulla, niente scuola niente teatro, niente parchi niente banda niente scuola di musica niente biblioteca niente consigli comunali giunta niente di niente niente associazioni pro loco porta nova arcobaleno il ricamo bizantino la piadina niente, allora hanno messo le impiegate del settore cultura e anche qualche volontaria a telefonare agli anziani: come va? ha bisogno? Anziano poi cosa vuol dire: alcuni sono anziani molto presto, nonostante l’età, altri mai, o poco prima, ma proprio poco prima di morire anche se muoiono molto vecchi. Anziano sembra quasi un’offesa o che porti male per via del virus. Cosa vuol dire. A certi glielo devi spiegare che è anziano perché lui non se n’è proprio accorto per quanto ha sempre lavorato, mica da star male o lamentarsi, quel lavoro che piace, che stanca bene, che non vedi l’ora di andare nel campo e quanto torni a casa è un gran piacere la luce che si smorza, diventa quel blu che incanta e la finestra di casa tua là in fondo che ti aspetta, e mangiare si mangia come si deve, il bicchiere di vino, la sfoglia oppure la carne ai ferri con le pomidore. Sono un po’ più stanco, si, e vado più lento, ma non mi sento mica male da nessuna parte, sto ben bene, e anche chi sta a casa non sta mica fermo o ferma è tutto un trafficare, sistemare arrangiare, predisporre e poi via andare fuori a fare la spesa, il pane dal forno dell’artista anche se più lontano, la spesa è sempre un gran divertimento, chissà Tiribinti cosa ha tirato su dall’orto oggi e poi tornare e prima c’era da badare a tutti quei polli e alle faraone, dai, ormai le galline non le ammazziamo più le teniamo per compagnia e per le uova che mi servono per le torte e le tagliatelle. Oppure spiegaglielo al fabbro che dai e dai con l’incudine lui e suo fratello, sono artisti da tutta la vita, ne hanno fatti di cancelli anche per la villa di Gallignani, da un tondino di ferro tirano fuori fiori e ciliegie, nella bottega piena di fuoco che sembra una caverna. Adesso sembra che non si possa fare più niente. E come straordinario si va dal dottore, ci si ritrova, si parla un po’ poi si prende la ricetta delle medicine, si va alla farmacia, ci si scambiano le malattie e la sera per gli uomini la bocciofila, oppure il circolo o il caffè. Adesso anche loro, niente. Un assessore regionale addirittura ha detto che la terapia intensiva non è per i vecchi goderecci che vanno alla bocciofila, ma per i malati veri. Ma scusi, è tutta la vita che mi ritrovo lì con i miei amici se me la lasciano aperta ci vado, per me è come respirare. E infatti adesso che l’hanno chiusa non ci vado. Insomma, fai fatica al telefono a fargli capire che se hanno bisogno devono chiamare qualcuno. Perché? Se ho bisogno del pane ci vado in macchina. Ma non si può! E perché dice lei, che ha novantadue anni e una cataratta. Vedo un po’ nebbioso, ma solo da un’occhio. Ci sono sempre andata! Fai fatica a chiedergli: per favore può prendere il numero di telefono? Perché? se ha bisogno! Quanti anni ha? Io novanta, ma non mi serve niente, grazie. Si segni il numero comunque, per favore. Non ho da scrivere, dice, – ma come fa a non avere da scrivere in casa – non sono mica in casa – e dov’è? – sono a potare nelle viti del campo del mio amico, ma son da solo. Benedetti. I commenti sono chiusi.
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