CINEMA TEATRO ITALIA
racconti di esperienze d'arte dal pianeta Italia
a cura di Elena Bucci
di Mario Giorgi - lettura: Marco Sgrosso Se la memoria non mi inganna, Mario Giorgi è il primo autore contemporaneo vivente che io abbia mai recitato in teatro. Sicuramente il primo al quale mi lega anche una relazione di solida amicizia oltre ai sentimenti di stima e rispetto che il suo talento assolutamente originale e libero da qualsiasi schema precostituito richiedono ed impongono. Autore eclettico, che gioca letterariamente con forme diverse, dal racconto breve al romanzo più corposo e da testi drammaturgici a piccoli schizzi in forma di scherzi, più di 25 anni fa, pensando espressamente a noi, con la spiritosa acutezza che spesso attraverso il suo sguardo sornione e bonario, scrisse “Koppia”, ritratto di una relazione in cui il piano professionale del teatro si intreccia a quello ancora più complesso della vita privata, in un sottile gioco di imprevedibili e stupefacenti sconfinamenti tra l’uno e l’altro. Talmente ‘stupefacenti’ che, subito dopo aver letto il testo, per quanto entusiasta all’idea di affrontarlo sul palco, non ho potuto fare a meno di chiedere ad Elena: “ma che cosa gli hai raccontato di noi?”, tanto arguta erano la corrispondenza e la penetrazione non certo dei fatti, quanto però dei meccanismi intimi e a tratti irresistibili della nostra relazione reale. Come spesso mi accade nell’avventuroso viaggio dalla lettura del testo alla messa in scena teatrale, le attinenze troppo intime si sublimano nel mutamento della forma, la mia pelle di attore assorbe gli stimoli e li restituisce, assimilati, nella metamorfosi del personaggio, che di me uomo si nutre, nutrendomi a sua volta. Così, il viaggio teatralmente troppo breve di “Koppia” ispirò anche la creatività di un altro amico-artista, Michele Fasano, che traspose il soggetto in un bel film di produzione indipendente che, pur non avendo avuto un esito cinematograficamente memorabile, ha lasciato in noi la traccia preziosa di una memoria importante. Tralasciando in questa sede i tanti propositi disseminati degli anni di riprendere quel lavoro, come pure di affrontare altre sfide teatrali suggerite dalla penna sferzante di Mario, cogliamo ora l’occasione di questo ‘tempo sospeso’ per tornare, con leggerezza e con curiosità, a tuffarci per frammenti in alcune delle parole che il suo talento silenzioso e discreto ci ha regalato. (MS) I commenti sono chiusi.
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